Senza un progetto, un’organizzazione ben definita del sistema sanitario non andremo da nessuna parte”. È categorico Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici del cantone. “Il criterio primario in medicina - spiega deve sempre essere quello della qualità, non della quantità”.
Un criterio indiscutibile. “Eppure gli ospedali non l’hanno ancora messo in pratica questo concetto, anche se si riempiono la bocca di medicina slow - osserva Denti -. Per non correre il rischio di non fare abbastanza, e quindi per non avere guai, tendono a fare troppi esami e test. Vorrei che la classe medica fosse più responsabilizzata perché, ripeto, la quantità non fa bene alla medicina”.
Una medicina che costa sempre di più. Ai cittadini e ai cantoni. Soltanto la spesa a carico della Lamal in Svizzera è di 27 miliardi di franchi l’anno. “E l’apertura di nuovi centri medici non aiuterà a risparmiare - riprende il presidente -. Perché questi non si accontentano di mettere a disposizione solo un paio di dottori, come quello che abbiamo organizzato noi in Val di Blenio, bensì venti. Tanti, infatti, lavorano nel nuovo Centro medico di Bellinzona. Per lo più specialisti, il che rende completamente inutile la figura del medico di famiglia, messa lì come specchietto per le allodole. Il paziente, evidentemente, preferirà farsi visitare dallo specialista, visto che è lì a disposizione”.
Il medico di famiglia è un concetto caro a Denti e più volte difeso. “Svuotare le periferie di questa figura è pericoloso e non fa il bene dei cittadini - riprende -. La politica deve attivarsi in questa direzione. È anche vero che nel nostro Paese vige il diritto di impresa e il libero mercato, ma tutto questo fiorire di centri medici non aiuta a sostenere la medicina di prossimità. È quella la vera emergenza. Avere medici sul territorio e non svuotare le periferie! Su questo il nostro governo dovrebbe riflettere”.