Elezioni cantonali 2015

SECONDO ME - Il presidente dell'Ordine dei medici: "Oggi quasi 2/3 delle giovani coppie desidera avere 2 figli, ma solo il 42% riesce a realizzare il proprio sogno. Serve una riforma della politica familiare"

 

Il Ticino è storicamente un Cantone pilota dal punto di vista delle politiche sociali, al quale il resto della Confederazione si è sempre rivolto con attenzione ed interesse, apprezzandone la capacita di prevenire le trasformazioni in atto e di studiare soluzioni per accompagnarle efficacemente.

Nell'ultima legislatura, il panorama delle riforme in questo campo è stato stagnante. Un'interessante studio della SUPSI datato 2013 dal titolo " La polita familiare nel più vasto contesto della politica sociale" è rimasto nel cassetto del Ministro.

Oggi quasi 2/3 delle giovani coppie desidera avere 2 figli, ma solo il 42% riesce a realizzare il proprio sogno. Inoltre l'età in cui le donne scelgono di avere il primo figlio si sta spostando sempre più avanti e il motivo principale, per il numero sempre minore di bambini che vedono la luce nel nostro Cantone è la difficile conciliazione tra lavoro e carriera.

Personalmente credo di aver fatto il mio ... se venite a visitarci all'Ordine dei Medici del Canton Ticino, incontrerete 4 sorridenti collaboratrici, che messe insieme assommano un numero totale di 9 bambini/bambine. Tre di loro sono riuscite a portare avanti la propria carriera e in parallelo costituirsi una bellissima famiglia. Non sempre facile gestire questo "menage" e alcune volte coordinare e fare quadrare gli orari delle diverse esigenze, è impresa da far mettere le mani nei capelli, ma alla fine la volontà comune di permettere alla donna di portare avanti entrambi gli ambiti che l'appassionano, prevale e si riesce a far marciare l'ingranaggio, con la non piccola soddisfazione di vedere alcune piccole "segretarie in erba", che ogni tanto ci vengono a trovare e ogni tanto si alleano alla scrivania della mamma.

Dopo aver provato in prima persona che questo modello è praticabile e che le soddisfazioni umane che portano superano di gran lunga le piccole difficoltà logistiche, desidero dire le mie su come potrebbe essere affrontata la problematica su larga scala.

Ritengo necessario portare avanti una riforma della politica familiare, facendo leva sugli interventi già in vigore, migliorando il coordinamento e la razionalizzazione degli interventi ed estendere il campo di applicazione. Penso una riforma della politica familiare che crei condizioni per favorire connessioni e coordinamento tra le varie fasi della vita, che sono: le cure, la formazione, il lavoro (e il pensionamento) e i tempi per la socializzazione. E' fondamentale capire che affinché la conciliazione tra lavoro e famiglia funzioni essa deve essere integrata armoniosamente in più vasto progetto educativo.

Mi è chiaro ( e mi adopero quotidianamente per diffondere la consapevolezza a livello istituzionale) che la politica familiare non è confinabile a una sola fase della vita (quella dei bambini ) ma deve estendersi dall'infanzia alla vecchiaia. Ritengo che nella prossima legislatura bisogna piegarsi sul tema ideando soluzioni e proposte risolutive e portando avanti con coraggio e decisioni e lo studio della SUPSI sopracitato, è senz'altro un utilissimo strumento su cui lavorare.

In alcuni casi si tratterà di implementare soluzioni molto semplici, per esempio rivalutare la figura dei nonni: rivalutare il ruolo dei comuni per l'importanza che hanno negli interventi sociali di prossimità ad esempio incentivando la figura dell'assistente sociale comunale, incentivando la formazione della figura dell'assistente sociale comunale. Riconsiderare la legge sugli assegni famigliari. Rivedere le modalità d'accesso alle strutture. Ristudiare il sistema delle rette coinvolgendo maggiormente i Comuni senza dimenticare di favorire il ruolo educativo fondamentale dei genitori. In estrema sintesi dobbiamo riarticolare la "governance" pubblica all'interno della quale i compiti dei tre livelli istituzionali ( Confederazione, Cantoni, Comuni) si completino e si rafforzino.

Franco Denti, Presidente Ordine dei medici - Candidato per i Verdi al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio

1. Il Progetto di pianificazione presentato non solo chiama alla cassa i comuni, ma fa pure risparmiare alle casse malati, che non dovrebbero più pagare la loro quota parte per i letti LAMal (il 45% coperto con i premi di cassa malati, mentre attualmente il restante 55% spetta ai Cantoni). Questi sono i primi due motivi per respingerla e fare risparmiare al Cantone 15 milioni in un primo tempo, poi ridotti a 8,5 nell'intento di assopire le resistenze nel frattempo manifestatesi. Condivido la proposta della Commissione di Pianificazione Ospedaliera. La responsabilità finanziaria dell'attività ospedaliera deve essere mantenuta dal Cantone (come avviene adesso), mentre deve essere approfondita la responsabilità finanziaria dei Comuni per le case anziani. Nessuno oggi ha gli strumenti per chiarire questo aspetto.


2. In Ticino non abbiamo una monocultura della sanità privata, ma esistono almeno sei culture diverse. Pertanto parlare di sanità pubblica e istituti privati è una semplificazione eccessiva. Sono favorevole alla messa in rete (intesa come migliore collaborazione) di tutte le strutture pubbliche e private. Credo che sia la sanità pubblica che quella privata debbano essere sempre più proattive per migliorare la qualità delle cure per i cittadini pazienti. Ritengo che i nostri ospedali e le nostre cliniche non abbiano bisogno di lacci burocratici, né dell'istituzione di soggetti economici come le SA, che sfuggirebbero al controllo del parlamento che a quello del Consiglio di Stato, il quale non ha competenze sufficienti per gestirne la vigilanza. Ricordo che solo grazie alla visione di singoli medici sono nati lo IOSI (Prof. Dr. Med. Franco Cavalli) e il Cardiocentro (Prof. Dr. Med. Tiziano Moccetti). Se avessimo atteso le decisioni politiche oggi non avremmo né l'uno né l'altro.


3. L' affermazione che tutti i ticinesi possono scegliere liberamente di andare a farsi curare oltralpe è una forzatura accettabile per amor di semplificazione, ma non rende giustizia alla verità. La vera libera scelta dell'ospedale sull'intero territorio nazionale è data soltanto per gli assicurati che sottoscrivono un'assicurazione complementare LCA, privata o semi-privata: esattamente come prima. Per gli assicurati esclusivamente in regime LAMal la scelta deve essere fatta all'interno di una lista di ospedali, poiché in caso di ricovero non suffragato da ragioni mediche, derivano spese personali. Con la recente modifica della legge federale per le ospedalizzazioni extra-cantonali il Cantone di residenza del cittadino- paziente pagherà l'ospedale o il Cantone in cui il paziente viene curato. In questi ultimi anni l'aggravio di queste spese fuori Cantone è aumentato in modo significativo (siamo nell'ordine di 20 milioni). Di qui l'importanza che l'offensiva sanitaria in Ticino sia sempre all'avanguardia e il concetto di volume massimo di prestazioni nei singoli istituti deve debba essere tolto, sia per le cure elettive che per le gestazioni in urgenza.


4. Qui la risposta è semplicemente sì. Confrontati, come siamo in questo momento, con una crisi economica strutturale e consapevoli del fatto che abbiamo un'economia di frontiera relativamente debole nei comparti del turismo, del commercio e del basso valore aggiunto, è fondamentale, se non imperativo, alimentare il più possibile la ricerca medica.

Intervista a Franco Denti, candidato al Consiglio di Stato per i Verdi

LUGANO - Per Franco Denti, medico, Presidente dell'Ordine dei Medici del Cantone Ticino, la politica è un servizio per la comunità: "Al mio Paese ci tengo ed è giusto che ci metta la faccia per difendere i diritti del cittadino-paziente"

Qual è il problema più urgente da risolvere in Ticino?

"L'emergenza è rispondere rapidamente alla disoccupazione dei residenti. Quindi snellire l'apparato burocratico del Cantone, in tutti i dipartimenti. Migliorare e semplificare l'accesso allo stato sociale per chi ha veramente bisogno, lottando più proattivamente contro gli abusi. Ripensare la socialità e la sanità".

Quanto la preoccupa la presenza della criminalità organizzata in Ticino e cosa fare per combatterla?

"E' una mia preoccupazione da sempre. In questi anni abbiamo assistito all'infiltrarsi della criminalità organizzata in Ticino, senza che lo Stato (Cantone e Confederazione) potesse intervenire. Ritengo opportuno creare un osservatorio sulla criminalità organizzata, che vigili sui grossi spostamenti di denaro, nei campi più "a rischio": finanziario, immobiliare, della ristorazione e delle proprietà terriere. A livello nazionale, bisogna accrescere la pressione su Berna perché sia introdotto il reato di "associazione a delinquere", strumento principe per contrastare le infiltrazioni mafiose".

In Ticino ritiene necessaria una riforma fiscale?

"Il sistema va ripensato radicalmente, sfrondando il più possibile gli appesantimenti burocratici, abolendo gli enti inutili, evitando i tagli lineari e indirizzando gli aiuti laddove essi sono maggiormente necessari. Nella concessione degli aiuti esistono oggi inutili doppioni da una parte, mentre dall'altra persone che per dignità si vergognano a chiedere, faticano a sbarcare il lunario. Mantenere l'attenzione alle fasce più deboli e alle famiglie, ma senza dimenticare il ceto medio e le piccole-medie imprese, fiore all'occhiello del nostro cantone e oggi decisamente in difficoltà. Si tratterebbe di avere visione di insieme, meno burocratizzata e più lungimirante e di razionalizzare".

Se fosse eletto in Consiglio di Stato quale dipartimento vorrebbe?

"Dipartimento della Sanità e della Socialità"

Lei è favorevole al sistema maggioritario?

"Sì, ma solo per il Consiglio di Stato. Per il Parlamento, sarebbe troppo complicata la coesistenza con la democrazia diretta".

Lei è favorevole alla liberalizzazione dell'apertura dei negozi su modello italiano?

"Sono favorevole per i piccoli negozi a gestione familiare, non per la grande distribuzione".

Qual è la cosa più imbarazzante / fastidiosa che è costretto a fare in campagna elettorale?

"Rispondere alle "domandine" dei giornalisti, che non permettono mai di approfondire. Il rischio è di essere troppo semplicistici o di essere fraintesi. A parte gli scherzi, non vi è nulla di fastidioso o di imbarazzante. Concepisco la politica come servizio per la comunità: al mio Paese ci tengo e è giusto che ci metta la faccia per difendere i diritti del cittadino-paziente".

Perché dovremmo votare lei?

"Per darmi modo di dimostrare con i fatti che si può fare di più e meglio".

L'ex PPD sottolinea il suo lavoro nell'ombra – «Ingloriosi» i quattro anni di Beltraminelli
Con questa intervista termina il ciclo «Un candidato al giorno». Il Corriere del Ticino dal 23 febbraio ad oggi ha intervistato i 30 candidati al Governo dei partiti che fanno gruppo in Parlamento, ovvero PLR, Lega, PPD, PS, Verdi e UDC.

Gianni Righinetti

Franco Denti, quali sono le tre priorità per la prossima legislatura?
«Il lavoro per i residenti, con l'applicazione del voto del 9 febbraio. Le finanze dello Stato che andranno risanate entro il 2019, tagliando le spese burocratiche e indebolendo il potere del timbro. In futuro vorrei uno Stato più snello. Va fatta crescere la sanità e rivisto lo Stato sociale: così costoso e troppo complicato».

Come si trova nel suo nuovo partito?
«Bene. È gente giovane, indipendentemente dall'età anagrafica».

Si sente un voltamarsina?
«Per nulla. Sono sempre lo stesso, con gli stessi valori».

Ma come fa, un po' così all'improvviso, a fare l'ecologista?
«Non è così. Già nel 2006, quando ero presidente del circolo medico di Lugano avevo dotato la guardia medica di due auto elettriche. Poi nel mio piccolo parco, preservato dalle ruspe, ho censito ben 25 specie di uccelli e 50 specie di insetti».

Cosa hanno i Verdi che il PPD non aveva?
«Non hanno perso l'animo sociale. Non mi sono trovato a disagio nel partito, ma con la classe dirigente del PPD: io peroravo la causa del cambiamento di dipartimento, convinto che si potesse fare di più e in modo diverso. È andata male. Il mio addio è stata una scelta sofferta».

È vero che nell'Ordine dei medici le avevano posto il veto ad entrare nella Lega?
«Assolutamente no. Anzi c'è chi lo avrebbe voluto».

Come hanno preso i suoi colleghi dell'Ordine dei medici il suo cambiamento di casacca?
«Per l'OMCT è imperativo che il presidente sieda anche in futuro in Parlamento. Se poi dovessi andare in Governo, ancora meglio».

Lei e Savoia, due caratteri forti: come possono convivere?
«Finora non è stato necessario alcun compromesso. Lui conta su di me per la sanità e la socialità, io conto su di lui per molte altre tematiche. Stiamo crescendo insieme. Sin dall'inizio, mi è stata garantita la libertà d'opinione».

Ha lasciato il Parlamento a gennaio. Per rispettare l'impegno sottoscritto con il PPD o perché glielo hanno ricordato i suoi ex?
«La mia è stata una scelta dettata da coerenza personale. Contestualmente alle mie dimissioni dal PPD ho lasciato le varie cariche che mi erano state attribuite dalla volontà popolare mentre ero rappresentante di tale partito. Auspico che questo comportamento venga adottato anche da altri. Diversi politici negli ultimi tempi hanno lasciato il gruppo politico nel quale sono stati eletti, ma non hanno mollato la "cadrega"».

Come mai il dissidio tra lei e Carlo Luigi Caimi non poteva essere sanato?
«Questo è il passato, che nessuno ha mai voluto sanare. Denigrare in assenza chi non può controbattere, non è mai bella cosa. Ma ora basta Caimi».

Lei è stato il più critico e più duro nei confronti del direttore del DSS Paolo Beltraminelli in questa legislatura. Solo perché quella poltrona l'avrebbe voluta lei?
«Sono stato critico perché all'inizio, a chi vuoi bene e credi possa fare di più, è giusto dare una mano. Forse non si sa che con il DSS e i suoi funzionari ho lavorato per 4 anni all'ombra dei riflettori nell'interesse della sanità e socialità ticinese».

Ma non era un boicottatore?
«Per nulla. È solo che era scomodo dire che dietro a certe proposte, come la scelta del modello di cassa malati degli asilanti e il relativo risparmio, c'ero io. Idem per la riforma bis dei sussidi di cassa malati dopo il no alla proposta di tagli lineari di Beltraminelli. Io intendo la politica come servizio e dono per i cittadini».

Dia le pagelle ai cinque consiglieri di Stato.
«Non c'è stata una politica del Consiglio di Stato, ma dei dipartimenti. Manca il politico e lo statista, il solo che si avvicina a questo ruolo è forse Zali, al secondo posto Gobbi, pur con i suoi molti errori. Beltraminelli lascerà certamente il DSS dopo quattro anni ingloriosi e qualche danno. Sadis ha sbagliato tutto sul lavoro: è una buona contabile federale, nulla di più. Con Bertoli è impossibile discutere, un disastro su tutta la linea. La Lega credo riconfermerà i due seggi e il PS dovrà fare molta attenzione a salvare il proprio».

Voi puntate al Governo. Non è eccessivo?
«Sì che si può! L'utopia è motore del mondo. Certamente avanzeremo in Parlamento».

Franco Denti
Età: 57 anni
Segno zodiacale: Vergine
Professione: Medico
Gli amici mi chiamano: Chino
Da piccolo volevo diventare: Medico
Il libro sul comodino: Le confessioni di Sant'Agostino
Il luogo più bello del Ticino: Il Ceresio
Il viaggio da fare: Il pellegrinaggio a Lourdes, come da 25 anni a questa parte
Lugano o Ambrì: Solo il FC Lugano
Il difetto dei ticinesi: Non riescono a dimostrare la loro fierezza
Il suo motto: Si può fare di più
Perché votarla: Perché io possa dimostrare coi fatti che si può fare di più e meglio

Il candidato per i Verdi al Consiglio di Stato risponde alle domande di "Clacson"

http://www.radio3i.ch/clacson/231350/la-telefonata-elettorale-a-franco-denti

Franco Denti
candidato al Consiglio di Stato per i Verdi

1 Il territorio cantonale è fortemente urbanizzato. Lo sviluppo economico, sostengono in molti, va gestito e orientato. È d'accordo? E se sì, quali le misure prioritarie?

Vedere una vallata bella come un paradiso terrestre deturpata da capannoni industriali, che, oltre a decuplicare il danno ambientale, spesso non portano alcun beneficio economico al nostro cantone, fa male al cuore. Emblematico il caso scandaloso di Sant'Antonino: l'area di tre stadi da calcio sacrificata al capannone di logistica di un'azienda completamente avulsa dal contesto e dai bisogni del territorio. Questo oltre a portare poco valore aggiunto ha la conseguenza di far salire il prezzo dei terreni e ostacolare l'insediamento delle piccole-medie imprese artigianali, peculiarità vitale del nostro sistema economico. Bisogna capire che il politico deve fare il politico, lasciando la pianificazione territoriale ai professionisti quali architetti e urbanisti.

2 Il forte traffico motorizzato del Sottoceneri è un problema che si trascina da anni. Quali gli errori, a suo giudizio, e quali le soluzioni?

Il continuo stillicidio di veicoli è aggravato dal fenomeno del pendolarismo frontaliero. Basti pensare che in pochi anni sul Pian Scairolo si è passati da una situazione già desolante di 33'000 passaggi veicolari giornalieri a oltre 66'000. Quindi: Sì agli incentivi per una mobilità che integri vari mezzi di trasporto e la condivisione dell'autoveicolo, Sì a rafforzare l'offerta pubblica, adeguandola ai bisogni della popolazione (a Barbengo sono 8 anni che "aspettiamo il bus"). Sì alla figura di manager del traffico, proposta con un'iniziativa verde nel 2012. Ecco una carriera per i nostri giovani, con la loro apertura a impiegare le novità tecnologiche e a recepire le pianificazioni urbanistiche più geniali e creative a livello mondiale.

3 La manodopera frontaliera è tutta 'dannosa'? Qual è il 'giusto' contingente per l'economia ticinese?

Stimo i lavoratori frontalieri, indispensabili oggi come ieri in molti settori economici. Tuttavia è impossibile non cogliere il paradosso: attualmente essi coprono 70'000 su 187'000 impieghi totali. Probabilmente la quota fisiologica è di 30'000 unità. Due terzi della forza lavoro nel terziario sono frontalieri: vuol dire che hanno sostituito gli autoctoni in un settore dove esiste manodopera locale adeguatamente formata, creando esuberi e disoccupazione, con il malessere sociale ed economico che ne consegue. Oltre a introdurre contingenti nei settori dove essi scalzano i lavoratori indigeni, sogno maggiore responsabilità delle parti sociali che si impegnino scevre da chiusure e pregiudizi sul progetto comune "Ticino".

4 La scuola dell'obbligo ha bisogno di... (indichi tre proposte)

1) Sono per l'abolizione dei livelli nella scuola media (formula obsoleta e discriminatoria), che considero vivaio di talenti da riconoscere e coltivare, indipendentemente dalla condizione sociale, familiare ed economica. Sono per una scuola delle pari opportunità, non per una scuola uguale per tutti.

2) Valorizzare e sostenere il lavoro del docente nell'arco della sua carriera, con maggiori possibilità di confronto, di autonomia, di avanzamento professionale.

3) Recuperare la manualità: bene essere al passo con i tempi, con la tecnologia e i media, ma i nostri ragazzi li praticano già abbondantemente nel tempo libero, mentre stanno perdendo le abilità pratiche.

5 Contenimento della spesa pubblica. Da dove inizierebbe lei? Da quali settori e per quanti milioni?

Sono contro i tagli lineari maldestri come quelli effettuati nell'ultima legislatura. A favore di un sistema più equo per definire i "sussidi" di cassa malati, rafforzando l'aiuto sociale a chi ne ha bisogno e togliendolo a chi può farne a meno. Nella socialità urge un profondo ripensamento di tutto il sistema dei finanziamenti. Per esempio, gli stessi uffici che si occupano degli aiuti oggi non possono sapere se l'assicurato riceva altre prestazioni complementari. Si arriva così al paradosso che solo il fisco sa di quali aiuti un cittadino è beneficiario. Razionalizzare il sistema per determinare chi ha veramente diritto, oltre a permettere ai beneficiari di pianificare più serenamente la propria esistenza, porterebbe, a mio parere, una riduzione della spesa sociale dai 10 ai 20 milioni.