Lavoro: si deve fare di più! - liberatv.ch

Disoccupazione giovanile e cinquantenni senza lavoro che sanno che sarà molto difficile trovarne un altro: serve un welfare civile
 
Ecco il quadro sociale in cui si trovano la nostra Città e il nostro Cantone. In Ticino ci sono circa 180'000 posti di lavoro di cui, secondo i dati appena pubblicati dall'Ufficio federale di statistica, nel 2012 55'554 erano occupati da frontalieri, in aumento di 3'086 unità per rapporto al 2011. La crescita più forte si riscontra nel terziario.
Su queste basi possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che il rapporto tra lavoratori frontalieri e autoctoni sta diventando insostenibile e che il numero di lavoratori in provenienza dalla fascia di confine cresce più dei posti di lavoro che vengono creati: a riprova che una tendenza alla "sostituzione" è in atto.
Riprova supportata da un'analisi elaborata dall'USI che indica come nel terziario, dal 2007 i posti siano aumentati di 5'600 unità mentre il numero di frontalieri occupati nel settore è pari al 49%: dato che la disoccupazione nel terziario non diminuisce, se ne può dedurre che i posti di lavoro non sono occupati da residenti.
Prendersela con i frontalieri però non serve: sono persone che, come noi, hanno bisogno di lavorare per "sbarcare il lunario".
Occorre invece un'azione coordinata e responsabile;  dobbiamo agire in sinergia con le imprese, adattando l'orientamento professionale e la formazione scolastica ai profili dei quali gli imprenditori necessitano: in poche parole indirizzare i  giovani verso quelle professioni per le quali si prevede vi sarà uno sbocco.  Nei loro confronti abbiamo il dovere di essere trasparenti e di sottolineare che  il lavoro è sì passione, ma anche fatica  e sacrificio e che non sempre nella vita è possibile fare ciò che si desidera. Solo così le imprese avranno più probabilità di trovare "in casa" le competenze di cui necessitano.
Giovani disoccupati o con un lavoro precario e cinquantenni  che per la  prima volta perdono il posto e sanno che sarà difficile trovarne un altro, per loro lo Stato può e deve fare la sua parte anche dal punto di vista della fiscalità e dell'incentivazione delle imprese che assumono domiciliati, per esempio concedendo "sconti fiscali". È anche necessario intervenire sull'imposta alla fonte, in modo che anche i frontalieri contribuiscano al mantenimento delle condizioni quadro coprendo in parte i costi che causano, penso in particolare all'aumento del traffico, ecc.
E ancora, dato che la tipologia del disoccupato sta cambiando e ci troviamo sempre più confrontati con persone con una buona formazione e spesso anche con anni di esperienza, dobbiamo verificare se le competenze degli uffici di collocamento corrispondono alla nuova situazione.
In conclusione i partner sociali devono agire di concerto in modo da trovare soluzioni che riportino la situazione alla normalità, perché avere un posto di lavoro significa indipendenza, libertà di decidere del proprio futuro per il singolo, ma anche ricchezza e sicurezza per la comunità intera: è ora di pensare anche al un welfare civile.