La mia Lugano col sorriso - Il Caffé

Franco Denti, il medico che nel Ppd... corre da solo
 
Franco Denti, 56 anni, il medico che ama il calcio, che si considera al di fuori dei giochi. Un "utopista" che ha contestato il proprio partito, giudicato troppo aristocratico, di non sostenerlo adeguatamente nella campagna elettorale e che nel Ppd... corre da solo.
Ma com'è che il Ppd non le vuole bene? "In verità avevo detto il Ppd di Lugano non mi coccolava abbastanza..."
Perché, coccola forse di più Angelo Jelmini? "Ma sicuramente".
Lei dice anche che il Ppd luganese è troppo aristocratico. "Certo. Effettivamente lo vedo un po' distaccato dal popolo".
Non tutto, ad esempio Beltraminelli è molto popolare, vicino alla gente. "Lui sì, e difatti a Lugano nel 2011 aveva preso meno voti di Jelmini".
Lei invece è considerato il ppd più leghista, decisamente atipico? "Io penso che ci siano anche tanti altri ppd popolari come il sottoscritto. Se ho ottenuto 39 mila voti per il Gran consiglio, vuol dire che non sono così atipico: magari non ho sempre il consenso assoluto, però mi ritrovo nel Ppd".
Lei punta al secondo seggio ppd in municipio? A spese di chi? "Mi prefiggo questo obiettivo senza fare una battaglia contro qualcuno, ma per qualcosa. Per una città col sorriso".
Se fosse eletto, che dicastero vorrebbe assumere? "Quello della polizia".
Nei suoi slogan punta molto sulla sicurezza. Perché? Lugano è poco sicura o vuol far l'occhiolino alla Lega? "Nessuno dei due. In Ticino, anche se aumentano i furti, abbiamo sostanzialmente città sicure. Ma essendo abituati bene abbiamo la soglia di tolleranza più bassa".
Un' insicurezza percepita, dunque? "Sì, determinata da un insieme di situazioni, solitudine, crisi economica. E poi c'è un dato oggettivo. Lugano dal rapporto di un poliziotto per 400 abitanti passerà in futuro a uno per 900. Evidentemente questa sensazione d'insicurezza potrà aumentare, per questo bisogna fare qualcosa, essere proattivi."
Non teme un voto emotivo sull'onda della scomparsa di Bignasca? "Non saprei. Ma so che la gente dimentica molto facilmente. Lo dico ricordando che io a Bignasca volevo bene, come lui ne voleva a me. Eravamo amici".
Socialità, Lugano pare essere comune ricco, ma pieno di poveri. "Pieno di poveri, non direi. Ma certo il disagio soprattutto giovanile sta aumentando".
 
Si può fare qualcosa? "Si deve. Premesso che Lugano in quest'ambito è all'avanguardia, occorre migliorare il sistema sociale, occupandosi e recuperando i giovani in difficoltà con iniziative economiche".
La Nuova Lugano è frutto di una serie di aggregazioni. Cosa fare ora? "L'aggregazione è stato un successo di cui va dato dato il merito a Giorgio Giudici. Però oggi deve consolidarsi e guardare al futuro sviluppo ragionando in un'ottica di distretto, portando avanti progetti e discorsi paritetici con i Comuni della cintura".
La città ha oltre 1.900 dipendenti, un costo in aumento, 19 dicasteri. È tutto ok o bisogna intervenire? "No, penso che occorra cominciare a razionalizzare, unificare, e creare anche un nuovo dicastero per il Verde, per valorizzare l'ambiente, per rivalutare le professionalità,
per avere maggior creatività. Quanto al personale, prima di tutto bisogna evitare che ci siano precari..."
Fra i nuovi progetti, è stato appena presentato quello del nuovo lungolago, che ne pensa? "Si tratta di un progetto da approfondire, di cui mi lascia perplesso la copertura a foglia. Certo è che Lugano sta avviando molti progetti, molte iniziative: si tratta poi di fare delle scelte di priorità, perché tutto non si può fare".
E scegliendo fra grandi progetti, dal centro sportivo al centro congressi, qual è per lei il più importante? "Con la testa sicuramente il polo congressuale, perché permetterà a Lugano di crescere in ambito turistico. Con il cuore, essendo stato medico del Football club Lugano, vedrei bene il polo sportivo e lo stadio senza pista".
Soddisfatto della nuova viabilità? "Fino a via Zurigo funziona, oltre è un caos. Bisogna intervenire rapidamente".
È favorevole ad aumentare la pedonalizzazione del centro? "Con tutta l'onestà intellettuale, è una grossa sfida mentale anche per me. Penso
che bisognerà trovare un giusto compromesso, perché non si può limitare troppo il traffico privato".
Parliamo di cultura, del Lac, lo considera una cattedrale nel deserto o una grande risorsa? "L'ho definito un bel contenitore privo di contenuti. Se la visione è avere spettacoli nazionali e internazionali non può essere gestito dalla Città, bisogna affidarlo ad esperti, a competenti...".
Non rischia, la gestione futura del Lac, di essere troppo pesante per le casse della Città? "È un rischio da evitare. Occorre, come detto, affidarlo in gestione a privati o a fondazioni per evitare che assorba troppe risorse lasciando senza finanziamenti la cultura popolare, quella underground del giovane che fa teatro, che suona in una cantina. Il Lac deve rendere in modo che ci siano le risorse per investire nella cultura popolare".
Sì all'aumento del moltiplicatore? "No. Prima penso che occorra razionalizzare l'amministrazione, verificando anche l'entità del patrimonio immobiliare comunale, alienando anche parte delle proprietà, proprio per consentire quegli investimenti necessari. Solo dopo questa operazione si può guardare al moltiplicatore, fermo restando che è meglio che i soldi restino nelle tasche dei cittadini".