Venerdì, 16 Dicembre 2016 16:29

No al Preventivo 2017 - il mio intervento in Gran Consiglio

Premessa

I lavori commissionali sono stati brevi e non hanno potuto essere analizzati nel dettaglio i singoli Dipartimenti.
Tutto ciò mi ha indispettito.

Fatta questa premessa
Qui non vi parlo di cifre, già trite e ritrite negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, ma di quello che sta dietro a queste cifre.
Iniziamo dalla situazione socioeconomica del nostro Cantone, che ha visto l’insediamento sul nostro territorio di industrie a basso valore aggiunto e che per la maggior parte di loro non hanno contribuito a compensare i costi che il loro insediamento ha comportato.
Hanno accelerato la precarizzazione del lavoro e aumentato la conflittualità sociale,
Per poi non dire del caos viario generato su tutte le principali vie di accesso del Cantone.

In Ticino abbiamo 17’400 persone, soprattutto donne, che lavorano a tempo parziale, e vorrebbero lavorare di più ma non possono.
Un precariato diffuso, regolato esclusivamente su base salariale, senza una vera cultura della gestione del lavoro parziale.
Vi sono poi le problematiche giovanili, di giovani laureati o a fine tirocinio, che faticano a trovare un posto di lavoro
I dati economici sull’economica ticinese ci dicono che anche l’economia ticinese è cresciuta e ha creato posti di lavoro, ma per quanto detto prima,  non tutti approfittano di questo andamento. E a subire gli effetti di questo degrado del mercato del lavoro sono le fasce più basse dei salariati.
Persone che da una parte percepiscono uno stipendio al limite della povertà e dall’altra vivono una sempre maggiore precarietà professionale.    
 
L’evoluzione dei gettiti cantonali
Mi si consenta di dire che la situazione e l’evoluzione socioeconomica del Ticino non è così rosea come quella dipinta nel preventivo 2017.
Non mi riferisco solo alle incognite note del Preventivo, vale a dire il ricorso sulla tassa di collegamento, i tre referendum lanciati sulle misure di rientro approvate recentemente da questo Parlamento, i ricorsi sulla TUI da parte dei Comuni.
Ma all’impatto che avrà l’ulteriore ridimensionamento della piazza finanziaria, che avrà giocoforza un effetto moltiplicatore, al ribasso,  degli introiti fiscali delle persone giuridiche (si pensi in primis alla BSI, a La Posta e al Credito Svizzero), ma anche delle persone fisiche dovuta ai nuovi disoccupati.
In questo Preventivo non ne ho trovato traccia.

Difficoltà sociali e finanziarie del ceto medio
Lo abbiamo già detto più volte, le misure del Governo stanno indebolendo la politica sociale e gettando di fatto i presupposti per confinarla nell’assistenza.     
Assistiamo all’aumento dei casi in assistenza, in particolare delle famiglie.
Anche l’accesso ai sussidi di Casse Malati, oltre che sbagliato, è pericoloso e può costituire un debito occulto se poi le persone in difficoltà non pagano i premi di cassa malati.
In quei casi infatti i costi sanitari ricadono necessariamente sulle finanze cantonali.
Tra il 2014 e il 2015 i contributi del Cantone per i cosiddetti “insolventi di cassa malati” sono passati 6 a 12 milioni e per il 2016 è prevista una crescita fino a 16.5 milioni.
Il 2017 non sarà sicuramente un anno migliore visto l’importante aumento dei premi già consolidato.
È anche importante ricordare che il Cantone dal 2000 al 2015 ha diminuito da  147 Mio. a 142 Mio. il suo contributo lordo per i sussidi di cassa malati.
E contemporaneamente abbiamo assistito ad un aumento del 60% del premio medio di cassa malati con un incremento della popolazione residente del 13%.
Nel 2000 il sussidio annuo di cassa malati per i beneficiari, era in media di 2’261 franchi all’anno, nel 2016 è sceso a 1’697.
A farci preoccupare sulla salute del ceto medio è anche il recente studio dell’Ufficio Federale di Statistica.
In questo studio si conferma una polarizzazione economica tra le fasce della popolazione.
Secondo questo studio “nella fascia inferiore del gruppo, una persona su quattro ha dovuto far fronte a difficoltà finanziarie, in quella superiore solo una su dieci”.
Quasi il 25% delle persone della fascia di gruppo inferiore ha difficoltà a saldare una fattura imprevista (difficoltà che risulta essere più del doppio rispetto alla fascia superiore).

Esiste una nuova povertà in Svizzera
La nuova povertà in Svizzera esiste!
E ha pesanti conseguenze su chi la vive.
Nel nostro Paese circa 500’000 persone vivono in condizioni di povertà reddituale e una persona su otto è a rischio.
Un altro fenomeno nuovo che sta emergendo in modo preoccupante in Svizzera e in Ticino è quello sulla povertà di bambini e giovani al di sotto dei 18 anni
Una recente ricerca eseguita dall’Ufficio federale di statistica ha evidenziato in base ai dati del 2014 che in Svizzera che quasi 73’000 bambini e giovani al di sotto dei 18 anni sono colpiti dalla povertà reddituale
e 234’000 sono a rischio povertà.
Il tasso di povertà tra i 18-64 anni è del 5,3%, mentre il tasso del rischio di povertà tra i 18-64 anni è del 11,1%.
Questi dati, anche se asettici, sono di per sé già preoccupanti.
Il paragone dei tassi di povertà e di rischio povertà nazionali con quelli cantonali del 2014 devono farci riflettere molto.
Nel 2014 il tasso di povertà a livello nazionale era del 6.5% , mentre in Ticino era del 15%.
Il tasso del rischio di povertà in Ticino è più del doppio di quello nazionale (28% Ticino contro il 13.5% nazionale).

CONCLUSIONI
Se fino a qualche anno fa in Ticino potevamo vantare uno Stato sociale ben strutturato che permetteva alle famiglie di evitare per quanto possibile il ricorso all’assistenza sociale, i tagli al sociale di questi ultimi anni lo stanno progressivamente smantellando, senza che vi sia una riflessione di fondo sulla sua riformulazione.
Lo Stato sociale va riformato e non smantellato, ne va della coesione sociale del nostro Cantone, e non solo.
 
E qui rivolgo due domande al Consiglio di Stato:

La prima: Quali strumenti il Consiglio di Stato sta pensando per cercare di contrastare questa possibile frattura sociale?
La seconda: La situazione socioeconomica appena descritta è tutt’altro che rosea. Il Governo, anche in risposta alla Riforma fiscale delle imprese III e in nome della concorrenzialità fiscale intercantonale, ipotizza ulteriori sgravi alle imprese, portando le aliquote delle persone giuridiche dal 9% al 6.5%.
Questa misura, se combinata con le possibilità di sgravi già previsti con la Riforma fiscale delle imprese III e con l’ipotizzato sgancio del moltiplicatore delle persone giuridiche da quello delle persone fisiche, appare difficilmente sopportabile dalle finanze cantonali.
Quali misure il Governo sta pensando per rendere sopportabili per le finanze del Cantone queste misure?

Il nostro Gruppo parlamentare prenderà una decisione sul Preventivo sulla base delle risposte che il Consiglio di Stato darà a questi due quesiti.