Mercoledì, 28 Febbraio 2018 08:54

Per cambiare la radiotelevisione - CdT

La RSI: un NO per cambiare

Dicono che abbiamo il canone più caro del mondo. E – spesso gli stessi - dicono anche che abbiamo la sanità più cara del mondo.
E paghiamo, in effetti, per la salute in questo paese. Così come paghiamo tanto per le strade. Ma anche senza crederci i migliori del mondo, chi cambierebbe il nostro sistema sanitario con quello dei paesi vicini? Che pagano meno di noi ma poi devono aspettare mesi per gli esami medici o scucire contanti per farsi ricevere prima (spendendo alla fine molti molti soldi).
E chi pensa che le strade dei nostri vicini siano migliori delle nostre? E chi pensa che le tv, le radio dei nostri vicini facciano un lavoro migliore delle nostre radio e tv nell'informare la popolazione? O chi vorrebbe importare alle nostre latitudini certi programmi sguaiati e sopra le righe che vediamo guardandole tv italiane? Non sono abituato a lesinare le critiche al sistema sanitario svizzero o alle casse malati. E nemmeno ho lesinato le critiche alla RSI, quando queste erano meritate.
Per molto tempo la RSI è stata poco disposta a mettersi in discussione. La commistione tra politica e azienda ha avuto come effetto quello di allontanare una parte della popolazione dalla sua radiotv e di esporla a critiche di parzialità non prive di qualche fondamento. Per molto tempo è parso che la RSI fosse più interessata a curare i rapporti con il “Ticino che conta” che non con il pubblico in generale e nella sua totalità.
Dopo il 4 marzo l'azienda dovrà cambiare in tanti aspetti. Ed è ormai giunto il momento di farlo sul serio.
Ma non buttiamo il bambino con l'acqua sporca. Per curare i mali della RSI occorre che questa sia ancora viva e che il servizio pubblico radiotelevisivo in Svizzera esista ancora. D'altronde qualche segnale interessante proveniente da Berna con la nuova presidenza di Jean-Michel Cina e il nuovo direttore Gilles Marchand si vede. Il canone verrà sicuramente ancora ridotto, visto che è cresciuta la base impositiva ed è stato fissato un tetto all’importo. La signora Leuthard ha già delineato un possibile canone a 300.-. questo significa che ci saranno enconomie da fare e scelte difficili. In ogni caso la RSI non sarà la stessa dopo il 4 marzo.
Ma se vincesse il sì all'iniziativa ci troveremmo senza più nulla, con le nostre radio e tv messe all'asta. Sarebbe una privatizzazione selvaggia e, temo, che sarebbero le prove generali di altre privatizzazioni selvagge. Che, come ormai sappiamo, non portano vantaggi per la povera gente ma solo per quelli che si portano a casa, con quattro soldi, i gioielli di famiglia. E se il Sì passasse in Ticino avremmo un risultato veramente paradossale: il medesimo canone ma meno servizi, visto che difficilmente gli svizzeri tedeschi sarebbero disposti a togliersi risorse per darle ai ticinesi che avrebbero dimostrato di non volerle.
Dopo il 4 marzo ci sarà molto lavoro da fare per migliorare la nostra SSR e renderla il più efficiente possibile. E per tagliare i ponti della dipendenza dai partiti che ancora esistono.
Personalmente non vedo il mio NO come una cambiale in bianco ma come un forte incoraggiamento a cambiare sul serio e rapidamente.
Detto ciò, accettare una iniziativa così estrema e distruttiva non è il modo in cui risolviamo i problemi in questo paese e spero non lo diventerà mai.
Ma quei problemi bisogna risolverli, dopo il 4 marzo, sul serio.

Dr. Med. Franco Denti
Presidente OMCT
Ultima modifica il Venerdì, 02 Marzo 2018 09:10