Martedì, 07 Agosto 2018 09:59

Quel difetto di laicità e l'ispirazione cattolica - CdT

L'Opinione di Franco Denti
 
Il pretesto di questo scritto è la repentina chiusura del «Giornale del Popolo», ma anche la constatazione della graduale scomparsa, anche in Europa, dei giornali e delle riviste di ispirazione cattolica/cristiana.
Allora la domanda da porsi è forse quella di sapere a chi interessa ciò che il mondo cattolico vive, pensa, propone in ambito sociale ed economico. A chi interessano le proposte concrete che i cattolici formulano per cambiare e migliorare il mondo del lavoro, dell’economia, nella società in cui viviamo?
A leggere i giornali o zappando con il telecomando della tv e anche gettando lo sguardo alle riviste tematiche, sembrerebbe più o meno a nessuno o quasi. Allora quali potrebbero essere le ragioni della scarsa attenzione dei mass media verso queste proposte a volte talmente semplici e facilmente realizzabili? Forse la prima e la più importante ragione la possiamo trovare, e condividere, con l’economista Luigino Bruni, nelle contrapposizioni ideologiche del XIX e del XX secolo, che hanno generato anche nel nostro Paese la cultura dove è sufficiente che in un discorso compaiano parole come «Dio» o «fede» perché vengano classificate come faccende private di un sottoinsieme di paese. Non abbastanza laiche per interessare tutti. Ai cattolici in realtà, si lasciano un certo spazio e una certa libertà di esprimersi in pubblico, ma soltanto su temi ben limitati di argomenti eticamente sensibili. Possiamo parlare di povertà, di emarginazione, di vita (senza esagerare), di famiglia, ma anche qui con cautela. Non sia però voler parlare di lavoro, di tasse, di scuola, o addirittura di economia, di finanza o di sanità. Allora semplicemente si viene per lo più ignorati per le ragioni sovraesposte.
La lobby laica ci dice: cari cattolici parlate pure di vita e di assistenza, e non sarete ascoltati, ma state ben distanti da economia e finanza. Invero, la Chiesa cattolica da papa Paolo VI in poi, con la sua Populorum progressio, a papa Ratzinger, con la sua enciclica Caritas in veritate, fino ad oggi con papa Francesco e la sua Laudato si’, ha sviluppato una critica molto forte del sistema capitalistico attuale, specie per il modo in cui si è sviluppato negli ultimi decenni.
«Non vi è uno sviluppo di lungo periodo senza etica» disse Mario Draghi presidente della BCE parlando della Laudato si’. Ma la nostra società non ascolta la voce dei cristiani sul capitalismo, perché il capitalismo del XXI secolo è diventato esso stesso una religione, un culto e non ammette altri dei al di fuori di se stesso. Oggi viviamo in un capitalismo estremo che è sempre più dominato dalla finanza e dal debito, a cui si è aggiunta la mercificazione della conoscenza e la conoscenza è stata mercificata sotto forma di informazione. Basti pensare ai monopoli della distribuzione di informazioni come Google e Amazon, che ricevono informazioni gratuite per realizzare profitti commercializzandole. Questo capitalismo estremo non desidera un discorso religioso/cristiano, perché ha già il suo, e per capirlo avrebbe bisogno di quella pluralità di idee che costituisce la laicità, ma che gli manca. Se i media sonnecchiano o sono distratti su queste tematiche, la società si impoverisce e la si priva di buona parte della sua biodiversità generativa. Se il mondo si sente straniero al cristianesimo, il cristianesimo non si sente straniero al mondo (diceva Paolo VI).