Martedì, 25 Settembre 2018 06:04

Il sorprendente ricorso dell’Ente ospedaliero - CdT

L'OPINIONE DI FRANCO DENTI
 
Che contro la nuova legge sanitaria, votata dal Parlamento in urgenza nel dicembre del 2017 e pubblicata nel Bollettino ufficiale del Canton Ticino solo il 13 luglio 2018, vi siano stati dei ricorsi non è certo una novità. Uno di questi è stato peraltro promosso dallo stesso Ordine dei medici che ho l’onore di presiedere. Abbiamo infatti ritenuto che fosse giunto il momento di sottoporre all’esame legale e costituzionale dell’Alta Corte federale l’obbligo che la legge impone a noi medici di denunciare i reati contro l’integrità delle persone, perseguibili d’ufficio, di cui veniamo a conoscenza nell’esercizio della nostra professione. Un automatismo che stride con i diritti dei pazienti, con i doveri professionali del medico e che mette in scacco la relazione di fiducia alla base del processo terapeutico. La facoltà di segnalare i reati come eccezione al segreto professionale sarebbe stata la soluzione più rispettosa dei principi del diritto e infatti è anche quella favorita e adottata nella gran parte dei Cantoni elvetici. Il secondo ricorso presentato da terzi va a colpire l’estensione dell’obbligo di segnalazione (anche) alle direzioni sanitarie per i reati commessi dai propri dipendenti. L’OMCT aveva condiviso l’impostazione del Gran Consiglio, ma non si stupisce che vi sia chi si oppone alla trasformazione del personale sanitario e amministrativo di ospedali, cliniche e studi medici in ausiliari della polizia. Stupisce invece il terzo ricorso, quello presentato dall’EOC contro l’obbligo per i medici che vogliono esercitare in Ticino di dimostrare una discreta conoscenza di almeno una seconda lingua nazionale, oltre alla lingua del cantone, quest’ultima richiesta dalla legge federale. Un livello B1 (conoscenze di base) in una seconda lingua nazionale è stato introdotto dal Parlamento ticinese che, seguendo l’approccio della propria Commissione speciale sanitaria, aveva ritenuto fondamentale per un medico attivo in Ticino sapersi districare con il francese o il tedesco in un Paese plurilingue con un alto tasso di pazienti provenienti dalla Svizzera orientale e nel quale l’elenco dei medicamenti, indispensabile strumento di lavoro, è tradotto solo in due lingue, senza prevedere per ora l’italiano (a meno che il Cantone non decida di pagarne la traduzione ogni anno di tasca propria come paventato dal direttore del DSS).
Il Parlamento ha deciso di andare oltre all’interpretazione del Governo cantonale ritenendo che il Parlamento federale, prevalentemente franco-germanofono, nell'adozione delle leggi federali che disciplinano le condizioni per l’esercizio delle attività sanitaria (LPMed, LPPsi e LPSan) non avesse pensato al nostro cantone e all’eventualità che potessero esserci operatori sanitari, operanti su suolo ticinese, a conoscenza unicamente della lingua italiana, senza nessuna conoscenza, neppure basilare del tedesco e del francese. Oltretutto va ricordato, in modo particolare per i medici, che nel proseguimento del perfezionamento professionale per l’ottenimento di un titolo di specialità svizzero e per la formazione continua, l’operatore è di regola obbligato a frequentare centri di formazione d’Oltralpe. Si consideri infine come lo stesso Governo, a livello di vigilanza sanitaria, abbia già dovuto affrontare casi di errata prescrizione di medicamenti da parte di operatori provenienti dall’estero e quindi non in grado di consultare correttamente la farmacopea attualmente tradotta appunto solo in tedesco e francese.
Garantire personale medico nelle nostre strutture con buone conoscenze di italiano e conoscenze di base in tedesco o francese sembrava un buon compromesso, che avrebbe permesso di assicurare maggiore qualità e sicurezza, con un sacrificio tutto sommato esiguo e comunque non diverso da quello che ogni cittadino ticinese deve intraprendere se vuole sopravvivere professionalmente in uno Stato plurilingue, dove l’italiano è la lingua della minoranza. L’EOC però non ci sta, e con il suo ricorso ha chiesto e ottenuto l’effetto sospensivo della normativa, minacciando scenari apocalittici nel caso in cui «il circa 40% dei propri medici senza nessuna conoscenza della lingua francese o tedesca» (!) dovesse acquisirla in un periodo di due anni (questo era il termine assegnato dal legislatore per chi già era attivo in Ticino).
Sorprende l’alta percentuale di medici all’interno del nostro ospedale pubblico che non parli le lingue nazionali, ciò che dimostra un disinvestimento dell’EOC, azienda parastatale finanziata con circa 200 milioni l’anno dal Cantone, verso le risorse interne al Paese. Sorprende pure che l’EOC impugni una norma decisa e varata dal suo datore di lavoro (il Cantone), ma sorprende ancora di più che a difendere, in tribunale, la posizione del Parlamento ticinese sia il Governo, di cui un rappresentante siede nel CdA dell’Ente e che si era già espresso contrario alla normativa durante il dibattito parlamentare! La repubblica delle banane in confronto è casta.
Ultima modifica il Mercoledì, 26 Settembre 2018 06:06