Lunedì, 24 Febbraio 2020 17:33

Coronavirus, quali sono le implicazioni per il canton Ticino? - CdT

EPIDEMIA  

La presa di posizione del dottor Franco Denti in merito alla diffusione del virus in corso a livello mondiale, con oltre 150 casi registrati nella sola Italia

Vista la rapida diffusione dei casi di coronavirus in Italia, soprattutto in Lombardia, ma si sono avute segnalazioni di casi in Veneto, Piemonte e Emilia Romagna, considerando le misure a dir poco draconiane messe in atto dalle autorità regionali per cercare di arginare la diffusione dell’infezione da coronavirus (chiusura delle scuole, musei, chiese, bar, discoteche, manifestazioni sportive, esempio partite di calcio), è legittimo chiedersi quali saranno le implicazioni per il canton Ticino, tenuto conto anche dei quasi 70.000 frontalieri, per la maggior parte però del nord della Lombardia.

Da un punto di vista medico, condiviso in tutto il mondo, per ora l’unica misura possibile è quella del contenimento della diffusione del virus, che appunto avviene, cercando di isolare i possibili portatori e malati.

In Italia, soprattutto in Lombardia, vi è quindi un’emergenza sanitaria.

Il BAG, Ufficio federale della sanità pubblica, ancora nella conferenza stampa di ieri mattina a Berna, pare non abbia ben capito la portata del fenomeno.

In caso di emergenza sanitaria, il Consiglio federale può derogare dai trattati di Schengen senza alcun problema.

L’eventuale chiusura temporanea delle frontiere ticinesi (per esempio per 5 giorni) potrebbe essere quindi messa in atto, anche se sono ben consapevole che provocherebbe non pochi problemi sia alle strutture sanitarie ticinesi che alle ditte ticinesi. Ma a fronte dell’incertezza di questi giorni, potrebbe essere un passo da farsi, che fa appello al senso di responsabilità verso il bene comune, da parte di tutti i cittadini. Ognuno deve fare la sua parte.

A una prima lettura, questa possibile proposta potrebbe apparire fuori misura. Ma se per esempio, si chiudessero temporaneamente le frontiere per cinque giorni, avremmo modo, in primis di osservare l’evoluzione e il consolidarsi dei casi di infezione in Italia, in secondo luogo potremmo avvantaggiarci di qualche giorno per ottimizzare le nostre misure sanitarie per affrontare un’eventuale epidemia. Infine, potrebbe permettere al Ticino di evitare dei picchi di contagio e diluire gli stessi in un arco maggiore di tempo, così da ridurre la pressione su ospedali, cliniche e studi medici del nostro cantone.

Il corpo medico ticinese in questi giorni è vigile e presente e con l’ottima collaborazione con l’Ufficio del Medico cantonale, teniamo costantemente monitorata la situazione. Ma confidiamo pure che, dato che in Consiglio federale siede Ignazio Cassis, medico ticinese, specializzato in prevenzione e salute pubblica, egli possa farsi latore della sensibilità e delle preoccupazioni dei ticinesi direttamente presso i suoi colleghi consiglieri federali.

Franco Denti