"Seguendo le direttive dell'Ufficio federale della sanità pubblica e dell'Ufficio del medico cantonale", spiega a tvsvizzera.it il presidente dell'Ordine dei medici del Cantone Ticino Franco Denti, "tendiamo a consultare i pazienti sospetti Covid-19 prevalentemente a domicilio, per cui abbiamo fino a 40 o 50 telefonate al giorno, mentre la frequenza in studio è ridotta al minimo, a qualche urgenza. Posso stimare un calo dell'80% dell'attività lavorativa negli studi medici di famiglia".
Della paradossale situazione in cui si trovano i medici di base ha parlato, lunedì sulle colonne del quotidiano losannese Le Matin, anche il presidente della Société vaudoise de médecine e Société medicale de la Suisse romande Philippe Eggimann, il quale osserva come si tratti di piccole imprese ("uno studio è composto mediamente da due persone e mezza") dove "due terzi della cifra d'affari servono a coprire i costi fissi".
Denti conferma che, benché negli ultimi anni siano apparsi alcuni 'centri medici', a prevalere sono ancora gli studi individuali o a due, specie (ma non solo) in un cantone periferico come il Ticino. Anche i giovani lavorano individualmente.
Tweet dell'FMH su degli strumenti d'ausilio ai medici di famiglia per valutare i sintomi di un potenziale paziente Covid.
Ma tale compensazione, che è destinata ai titolari di esercizi a conduzione personale accessibili al pubblico e agli artisti indipendenti, non vale per i dottori: "l'ordinanza federale precisa che solo le imprese che hanno l'obbligo di chiudere possono essere indennizzate. Non è il caso degli studi medici, che devono adattarsi alla situazione".
Neppure le richieste di indennità per lavoro ridotto per gli assistenti di studio medico (ovvero i collaboratori dipendenti, che si occupano di compiti amministrativi e tecniche diagnostiche) hanno esito certo. In Ticino, "a mia conoscenza sono pochi gli studi medici che hanno fatto domanda, ma le tre o quattro risposte ricevute sono tutte negative", riporta il dottor Denti.
La Federazione dei medici svizzeri FMH, da parte sua, riferisce in un tweet di un dialogo avviato con le autorità per trovare una giusta compensazione del mancato reddito dei suoi affiliati.
Il quotidiano zurighese Tages-Anzeiger riferisce giovedì che i più grandi gruppi ospedalieri privati stanno introducendo il lavoro ridotto in diversi nosocomi e per buona parte del personale. Un tasso di occupazione particolarmente basso si registra nelle cliniche di riabilitazione -per lo scarso numero di nuovi interventi ma anche la rinuncia di pazienti già operati- e in alcuni ospedali cantonali (pubblici) come quelli di Aarau e Zugo.
Tra ospedali e studi medici, conclude l'articolo, si arriva a un totale di oltre 20'000 operatori sanitari colpiti da un calo dell'attività.
Resta però il problema che "passate le urgenze dovrà essere affrontato", conclude Franco Denti. Perché se fallisce lo studio di un giovane medico di base, questi orienterà altrove il suo futuro professionale. "Un aiuto economico della Confederazione per gli studi medici deve essere valutato. È imperativo se vogliamo mantenere un sistema di prossimità come quello svizzero".
Intanto, mercoledì, il Consiglio federale ha espresso l'intenzione di estendere il suo sostegno agli indipendenti toccati indirettamente dalla crisi, come i fisioterapisti [servizio sotto] e altri professionisti per i quali non vi è divieto di esercitare, ma la cui attività è drasticamente calata. Con quali mezzi il governo sarà d'aiuto a queste categorie sarà reso noto la settimana prossima.
L'Unione svizzera delle professioni liberali, che raggruppa 16 associazioni professionali inclusa la FMH, aveva invocato già due settimane fa un piano d'azione con provvedimenti specifici per categorie quali dentisti, avvocati, ingegneri e architetti, perlopiù indipendenti. Circa il 10% delle persone attive in Svizzera, scrive l'USPL, esercita una professione liberale.