Mercoledì, 06 Maggio 2020 07:51

«La Svizzera riapre troppo in fretta E senza mascherine» - La Provincia di Como

L’allarme.
Il presidente dell’Ordine dei medici del Ticino «Ci batteremo per imporre l’uso delle protezioni
I frontalieri? Serviva un tavolo con la Lombardia»
 
L’Ordine dei medici ticinesi è sempre stato critico contro la riapertura rapida imposta dalla politica e dall’economia locale. I camici bianchi combattono per imporre l’obbligo della mascherina. Ma hanno anche lanciato un appello per fermare la ripresa delle lezioni.
Ed invece le scuole dell’obbligo oltrefrontiera ripartono l’11 maggio, come bar e ristoranti, e parrucchieri e saloni di bellezza hanno già ricominciato.
 
«Incomprensibile»
«Non sono critico soltanto sulle scuole – spiega Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici del Ticino – a me, da medico, pare incomprensibile questa accelerata generale. Le aperture decise in gran fretta dal Consiglio federale sono premature. Per di più con un lockdown scattato dopo quello italiano e durato un mese soltanto. Si è passati da un allentamento graduale ad un liberi tutti e subito. Ha iniziato la grande industria, l’edilizia, con le giuste precauzioni e protezioni. 
Adesso in una manciata di giorni ricomincia praticamente tutto. Troppo». 
Chissà a scuola, tra banchi e cattedre, come si fa a garantire la sicurezza . «È ancora un bel punto di domanda – dice il medico – con tanti dubbi. Per fortuna ai Cantoni è stata data una grande possibilità di manovra.
In Ticino il virus ha colpito molto duramente, altrove, al nord, non si è quasi visto». 
Dopo migliaia di vittime a noi italiani, in genere meno ligi al dovere, suona strano che gli svizzeri non siano stati obbligati a portare la mascherina. «Gli svizzeri non amano le imposizioni – dice Denti – è un fatto culturale. Ma la mascherina è una difesa molto importante. 
Come medici stiamo cercando di trovare in ogni modo la via istituzionale per arrivare almeno in Ticino ad un uso quotidiano per tutti. E se così non fosse siamo pronti a combattere la nostra battaglia».
 
A cavallo del confine
I frontalieri sono un tema caldo.
La frangia politica svizzera più estrema ha chiamato untori i lavoratori italiani, adesso sono gli italiani a temere un contagio di ritorno. «Non penso – commenta Denti – in Lombardia la curva è in calo, osserviamo il frutto delle misure per il contenimento.
È vero che nelle ultime settimane c’è stato un andamento acceso nelle zone di confine, a Como e a Varese, meritevole di un approfondimento. Il frontalierato può avere un peso, siamo a sei chilometri di distanza. Quel che rimprovero al Canton Ticino piuttosto è non avere aperto sull’emergenza un tavolo con la controparte lombarda per la gestione del contagio. Magari non tanto all’inizio dove tutti siamo stati sorpresi, almeno ora che si riparte. Se non serve almeno in queste estreme emergenze la Regio Insubrica mi chiedo a che cosa possa mai servire». 
Il Covid in Lombardia ha acceso critiche nella sanità e nella politica, come l’abbiamo governato? «Il primo momento è stato disastroso – commenta il medico ticinese – ma poi c’è stato un grosso impegno da parte dei cittadini, delle istituzioni, della Regione. La risposta magari non è stata abbastanza rapida, ma io provo stima per voi italiani perché siete stati tra i primi ad essere attaccati ed avete messo in campo delle misure anche molto più severe di quelle che abbiamo saputo darci noi. In qualche modo in Europa vi abbiamo seguito
tutti».
E voi svizzeri come avete reagito?
«A nord no, ma in Ticino la curva del contagio è arrivata ai livelli di Bergamo – spiega Denti – le terapie intensive erano al completo, abbiamo trasferito alcuni pazienti in altri Cantoni salvo raddoppiare in fretta il numero dei posti letto. Per fortuna il nostro sistema è capillare, radicato, abbiamo organizzato dei check point e degli ambulatori intermedi per sgravare il carico dagli ospedali e non lasciare soli i medici di famiglia. Medici che già da qualche tempo avevano già alcune mascherine e alcune tute per lavorare in sicurezza, tra i colleghi abbiamo avuto pochi contagi e grazie al cielo solo due perdite».