Martedì, 17 Novembre 2020 20:14

La Cina mette a frutto il "suo" virus - Il Federalista

In Ticino, come in tutta la Svizzera, le selezionate chiusure e i confinamenti parziali, insieme allo sforzo di tutti, producono da alcuni giorni una frenata dei contagi. La fatidica curva sembra giunta al picco, ma Merlani avverte: potrebbe essere uno scollinamento oltre il quale non sappiamo se riprenderà a salire o calerà, in tal caso comunque meno rapidamente che in occasione della prima ondata. La bella notizia è che l'indice di riproduzione del virus (Rt) è ora sotto l'1, sia pure di poco. Il Federalista a colloquio con il presidente dell'Ordine dei medici, Franco Denti, sulle prospettive in vista delle feste natalizie e della temuta entrata in scena, da gennaio, del virus influenzale. Mentre una ricerca scientifica acclara che il SARS-CoV-2 circolava in Italia già a fine estate 2019, i cinesi, grazie anche agli sviluppi tecnologici propiziati dalle app anti-virus, mettono le ali alla loro economia.
 
È estenuante, lo ammettiamo, sentire e risentire, leggere e rileggere le finche di dati che ogni giorno da mesi ci parlano dello stato del paziente-Paese colpito dalla pandemia. Ma il Paese siamo noi, 350mila ticinesi che mai come in questo 2020 ci eravamo accorti di essere tanto interdipendenti, nel bene e nel male, quasi un corpo solo.
 
Oggi: 139 nuovi casi, 19 ricoveri 8 decessi. Questi gli ultimi danni procurati dal virus che la correttezza culturale ci imporrebbe di non chiamare “cinese”.
Ma forse dopo la scoperta dell’Istituto nazionale italiano dei tumori (si veda qui), la correttezza può farsi un po’ da parte, chiarito che “cinese” allude alla dittatura e non ai suoi sudditi: è assodato che il SARS-CoV-2 circolava in Italia fin dall’estate 2019 (è stato trovato nel 14% di un ampio campione di pazienti che hanno partecipato a uno screening sul tumore polmonare). Pechino giurava di aver scoperto le prima tracce del virus a fine dicembre.
 
I dati odierni, per quanto relativizzati dal fatto che si riferiscono ai test eseguiti di domenica, confermano –Merlani dixit- che la curva si è stabilizzata (lo stesso vale per l’insieme della Svizzera). Cosa significa? Il medico cantonale, con la sua proverbiale prudenza, non ha invitato a stappare bottiglie: la curva potrebbe tornare a salire, come potrebbe scendere, ma certamente non con la rapidità registrata durante la prima ondata, quando il lockdown era pressoché totale.
 
Fatto sta che l’ormai famoso Rt (il valore che misura la replicazione del virus per ogni infetto) è sotto l’1. Per la precisione 0,99 (cifra che Merlani ci comunica invitandoci a prenderla con le pinze: le rilevazioni degli ultimi giorni sono state molto variabili, precisa). E va bene, però quando si scende sotto l’R1 significa che l’epidemia batte la fiacca.
 
Un altro dato interessante comunicato dall'ADICASI (associazione cappello di 67 case di riposo ticinesi) riguarda la percentuale dei decessi nelle case per anziani rispetto al totale cantonale: un terzo, mentre, ricorderete, nella triste primavera scorsa si aggirava sulla metà. Stando sempre alle cifre di ADICASI, le morti in questi istituti dall’inizio della pandemia sono state 183 per causa covid e ben 775 per altre patologie. Un dato su cui riflettere, e lo faremo tra poco in compagnia del dottor Franco Denti.
 
La Svizzera e il mondo
Ma prima, per chi ama grafici e tabelle, siamo andati a verificare la situazione della Svizzera in rapporto agli altri Paesi. Incominciamo dalla curva dei contagi (per milione di abitanti). C’è poco da vantarsi, in effetti (come rilevato con malcelata soddisfazione dalla stampa italiana negli scorsi giorni). Stiamo parlando della seconda ondata, la cui curva elvetica da qualche giorno è stata superata non solo dall’inarrivabile Belgio ma anche dalla vicina Austria.
 
Un dato che ci conforta, questo arresto nella crescita dei contagi giornalieri, che a fine ottobre puntavano spaventosamente in alto.
 
Il valore indicato oggi dall'ufficio federale della sanità è di 4300 giornalieri negli ultimi tre giorni, il che abbasserebbe notevolmente la media da 730 a 500 casi per milione di abitanti.
 
Denti: "Chiedo misure più incisive"
 
Ma ora chiediamo al presidente dell'Ordine cantonale dei medici, Franco Denti, di aiutarci a leggere il momento attuale dell'epidemia in Ticino, tentando anche qualche proiezione. Ce la faremo a domare la brutta bestia entro le feste natalizie? E poi, con l'arrivo del virus influenzale, che ne sarà dei malati più gravi che avranno bisogno -come accade ogni anno- del ricovero in ospedale, dove i letti e i reparti di terapie intensive saranno occupati dai pazienti covid?
Avaro di buone notizie, il dottor Denti che, come altri suoi colleghi, chiede alla politica "misure più incisive" per evitare il caos ospedaliero. E che dire dell'ipotesi di curare i malati di covid a casa loro, come accade più frequentemente in altri Cantoni?