Lunedì, 04 Gennaio 2021 18:59

«L’obiettivo? Raggiungere tutti gli over 85» - CdT

 
Intervista al dr. med. Franco Denti, presidente Ordine dei medici del Canton Ticino
 
Dottor Denti, tra una settimana tutti gli over 85 potranno cominciare a vaccinarsi, ma solo presso il centro di Rivera: negli studi privati la somministrazione non è ancora possibile. In che modo i medici di famiglia potranno supportare la campagna vaccinale?
«È vero, per il momento la vaccinazione sarà possibile solo a Rivera e, quando saranno pronti, nei centri di Ascona e Tesserete. I medici di famiglia avranno comunque un ruolo fondamentale, quello di selezionare gli over 85 tramite i database, informarli e facilitarne il contatto con il rispettivo Comune, così che possano annunciarsi. Attualmente le indicazioni fornite dal DSS potrebbero non aver raggiunto tutti, ci stiamo dunque organizzando perché l’informazione sia capillare: con l’aiuto degli studi medici anche chi non legge i giornali, non guarda la tv o segue i social saprà come funziona il vaccino e come annunciarsi per la somministrazione».

Quando e con che modalità le somministrazioni saranno eseguibili negli studi medici?
«Raggiungere i grandi centri vaccinali non è sempre evidente, soprattutto per gli anziani. I medici di famiglia si stanno organizzando affinché in futuro la somministrazione possa essere eseguita anche presso i loro studi. Al momento questo non è ancora possibile: il vaccino di Pfizer-BioNTech va conservato a -70 gradi e ciò comporta, a livello logistico, gravi difficoltà. Il prodotto di Moderna sembra leggermente più facile da gestire: oltre ad essere meno sensibile alle sollecitazioni meccaniche, può essere conservato a -20 gradi e, una volta scongelato, può essere tenuto nei frigoriferi per 30 giorni. Se quest’altro tipo di vaccino dovesse essere omologato, la maggior parte degli studi ticinesi potrà aiutare i centri nella somministrazione».

Cosa ne pensa della decisione di iniziare a vaccinare solo chi ha più di 85 anni? Alcuni Cantoni hanno deciso diversamente, abbassando la soglia ed includendo da subito gli over 75.
«Percentualmente, rispetto ad altri cantoni, il Ticino ha un elevato numero di ultraottantenni. Considerato che la maggior parte dei decessi viene registrata in questa fascia d’età, penso sia corretto separare le due categorie e partire dagli over 85. Una volta protette queste persone, si potrà passare a quanti hanno tra i 75 e gli 84 anni e, in seguito, a coloro che ne hanno tra 65 e 74. Idealmente, per raggiungere l’obiettivo dell’immunità di gregge, tutti i cittadini ticinesi dovrebbero essere progressivamente vaccinati. Ci vorrà del tempo e dipenderà dalla quantità di dosi a disposizione: per il momento abbiamo solo il vaccino di Pfizer-BioNTech, seguirà quello di Moderna e, forse nella primavera o estate, quello di AstraZeneca».
 
Quello della quantità di dosi è un tema caldo. Pensa che la Svizzera abbia fatto quanto necessario per assicurare l’accesso, rapido e a tutta la popolazione, al vaccino?
«Bisogna considerare innanzitutto che ogni persona che si fa vaccinare ha bisogno di due dosi. Teoricamente, quindi, con un numero di 10 mila vaccini a disposizione, avremmo dovuto garantire la somministrazione a sole 5 mila persone. Qui, tuttavia, si è deciso altrimenti: ad ogni dose corrisponde un cittadino, con la certezza che quelle necessarie per il richiamo arriveranno in tempo. Non si è voluto essere “egoisti”, chiudendo in cassaforte la metà di quanto abbiamo a disposizione. Questo, a parer mio, è un rischio calcolato: la Confederazione è certa di poter garantire una fornitura costante di vaccini. Del resto siamo un Paese economicamente forte: penso che la Svizzera si sia mossa bene e ho fiducia che non farà mancare ai propri cittadini l’accesso alla vaccinazione. Se le dosi dovessero poi andare a ruba, tanto meglio: la notizia potrebbe infondere fiducia e convincere anche i più scettici a vaccinarsi».