Venerdì, 26 Marzo 2021 09:10

Nei checkpoint 30.079 tamponi in un anno - CdT

COVID-19 / L’Ordine dei medici ha presentato il bilancio dei primi 12 mesi di attività - Pesano 730 mila franchi di fatture non rimborsate
 
Era il 25 marzo 2020: nove giorni dopo l’inizio del confinamento in Ticino, sul ter-ritorio cantonale sono stati aperti alla popolazione i pri-mi quattro checkpoint CO-VID-19. Inizialmente istituiti a Mendrisio, Lugano, Agno e Giubiasco, i checkpoint ge-stiti dall’Ordine dei Medici del Canton Ticino (OMCT) si sono estesi su tutto il territorio cantonale con il compito di agevolare la diagnosi e la presa a carico attraverso l’individuazione tempestiva di persone positive alla malattia e di preservare il più possibile dal rischio di contagio gli studi medici, il loro per-sonale e i pazienti. Il 6 aprile, in piena seconda ondata pandemica, sono stati inaugurati i checkpoint mobili nelle Tre Valli e al Fevi di Locarno. Nelle intenzioni iniziali avrebbero dovuto chiudere a fine aprile 2020, invece nel corso del loro primo anno di vita queste strutture sono rimaste costantemente operative sette giorni su sette, coprendo anche le festività. Il bilancio dopo 12 mesi di attività «è decisamente positivo», ha osservato il presidente dell’OMCT Franco Denti in conferenza stampa. In questi dodici mesi di attività sono state effettuate oltre 30 mila visite (30.498 per la precisione) grazie agli sforzi di 127 medici che si sono alternati nelle varie strutture. In un anno sono stati effettuati anche 30.079 tamponi e sono state analizzate 10.940 schede epidemiologiche.
 
L’iniziale diffidenza
«All’inizio noi medici sul ter-ritorio ci siamo sentiti un po’ dimenticati e non potevamo neppure fare i tamponi, ha ricordato Denti. «L’idea dei checkpoint è nata già a feb-braio ma non aveva imme-diatamente trovato il con-senso delle autorità sanitarie». Poi «l’idea di mettere in sicurezza i medici di prossimità ha preso piede. Ricordo che durante la riunione de-cisiva dell’SMCC il comandante Matteo Cocchi chiese per tre volte se aprirli. Alla terza domanda è finalmente arrivata una risposta positiva». Insomma, dopo un’iniziale diffidenza il progetto ha potuto infine decollare. Non sono tuttavia mancati dei problemi concernenti il rim-borso delle prestazioni: «Ci sono 730 mila franchi di fat-ture per prestazioni effettuate ai checkpoint che non pos-siamo emettere a causa di pretestuosi cavilli burocratici da parte di alcune casse malati, in particolare la CSS, che il Cantone non è stato ancora in grado di sbloccare», ci spiega Denti.
 
Le cifre
Un dato che salta all’occhio dalle statistiche illustrate in conferenza stampa - ha sottolineato la dottoressa Beatrice Barda - è che nella pri-ma fase della pandemia la categoria degli «under 20» era in assoluto la meno presente nei checkpoint. Ma in piena seconda ondata, con la variante inglese ormai in Ticino, il loro numero è aumentato di diverse centinaia. In generale, anche gli «over 80» si sono recati abbastanza raramente in questi centri, ma il 70% di chi lo ha fatto, alla fine, è risultato positivo. Le statistiche hanno inoltre evidenziato che nel periodo giu-gno-settembre poco più del 30% dei testati era asintomatico.
 
Ultima modifica il Domenica, 28 Marzo 2021 09:15