Domenica, 30 Gennaio 2022 07:48

“Freedom day” anche da noi? - IlMattino

La scelta del governo inglese fa discutere; c’è chi la vorrebbe importare in Svizzera
 
Giovedì in Gran Bretagna è stato decretato il “Freedom day”, ovvero il giorno della libertà, che ha segnato la fine delle restrizioni poste per contenere la pandemia. Anche in altri paesi, Svizzera compresa, si sono levate voci che chiedono un’analoga decisione. Abbiamo interpellato alcuni interlocutori, ai quali abbiamo chiesto: - Sarebbe favorevole ad un “Freedom day” anche in Svizzera?
 
Comprendo molto bene questa voglia di proiettarsi “fuori”, sicuramente legittima e figlia del sentimento di affaticamento pandemico che colpisce tutta la popolazione e in modo particolare anche noi medici sul territorio, che da due anni continuiamo a prodigare ascolto, risorse e energie, per tenere sotto controllo la pandemia.
Tuttavia, volendo prefigurare la fine di questo di questo flagello che ha duramente colpito il mondo, non possiamo immaginarci un evento puntuale, per il quale si possa identificare un giorno di celebrazione.
Una guerra si conclude con un atto politico, con la firma di un armistizio o di un trattato di pace tra belligeranti.
Volendo dare alla conclusione della pandemia delle coordinate spaziali, invece, non si parlerà di un punto, ma piuttosto di una linea che, anche quando non vi saranno più gobbe o ondate a movimentarla, si prolunga in avanti, divenendo a ogni momento più sottile.
Parlare di “Freedom day” adesso, oltre ad essere prematuro come ha sottolineato la task force Covid e come ci ha confermato la recente deci sione del Consiglio Federale di prolungare ulteriormente gli aiuti economici ai settori più colpiti, sarebbe irriverente verso quelle famiglie che anche in questi giorni perdono i propri cari a causa del virus (giovedì in Ticino si sono registrati ancora 4 morti, che hanno portato il totale dei decessi, per il nostro Cantone, a 1094). Dato che il miglior modo di prefigurare il futuro è esaminare il passato, possiamo dire che mentre esiste sempre una “data di nascita” in cui una malattia infettiva si è manifestata per la prima volta, mai nessuno è stato in grado di definire con sicurezza la data esatta della fine di una pandemia. Per la Spagnola, che ha mietuto decine, se non centinaia di milioni di vite un secolo orsono, sappiamo che ci sono state recrudescenze quando meno ce le si aspettava e che, pur non essendo affatto scomparsa, ha cessato di essere pericolosa alle nostre latitudini solo nel corso della primavera del 2020. Una pandemia è simile a un fuoco che si estingue pian piano, rendendo impossibile individuare quando non ci sia più alcuna brace ardente sotto la cenere apparentemente grigia e inerte. Una volta che ciascuno di noi abbia compiuto con coscienza, prudenza, buon senso e responsabilità verso sé stesso e gli altri quanto gli compete per contrastarla, lasciamo che questa pandemia si affievolisca seguendo il naturale corso involutivo di tutte le infezioni.
Anche sul piano politico, non sono per un “liberitutti”, ma per allentamenti graduali e motivati.
Ultima modifica il Lunedì, 31 Gennaio 2022 07:59