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Tra gli appuntamenti preelettorali di questo intenso fine settimana per Udc, Verdi liberali, Ps, l'attesa e l'attenzione erano soprattutto concentrate sull'assemblea dei Verdi, che ha sancito l'intesa tra il coordinatore Sergio Savoia e il ministro leghista Claudio Zali, un asse che spiazza sia la sinistra che la destra. Gli incontri degli altri partiti non hanno riservatoiinvece grandi sorprese.
Da Locarno, l'assemblea dei delegati Udc ha strizzato l'occhio al Ticino con un forte sì al raddoppio del tunnel del Gottardo, ma soprattutto con l'impegno a garantire un prossimo consigliere federale latino se l'Udc avrà due seggi nel governo centrale. I socialisti riuniti a Mendrisio hanno invece insistito sui temi sociali invitando tutto il partito a risvegliare l'orgoglio socialista.
A Bellinzona, l'assemblea dei Verdi ha tirato le somme della strategia del coordinatore Sergio Savoia che in questi mesi ha rinsanguato il movimento ambientalista, in vista delle prossime elezioni, con una campagna acquisti tra Ppd, Ps e Lega. Pure per i Verdi è cominciata la corsa alla "cadrega". Del resto, Savoia ha sempre detto che il movimento deve trasformarsi in un partito a tutti gli effetti, senza restare appiattito su temi ambientali. Ma il rischio è che annacquando la ragione sociale originaria, diventi un partito come tutti gli altri. Le prime controindicazioni di questa scelta cominciano a farsi sentire. Nel vuoto lasciato dai Verdi, che puntano a rosicchiare voti al Ps e alla Lega, stanno nascendo nuovi movimenti spontanei per la difesa dell'ambiente legati a problemi locali. Dell'incontro di Bellinzona a fare cronaca non è lo slogan "Più lavoro ai ticinesi", ma le carinerie tra Savoia e il ministro Zali. Un'affinità elettiva che prefigura un singolare asse preferenziale tra Verdi e Lega.
l.d.a.
 
Si piacciono e non fanno più mistero per nasconderlo. Tra il verde Sergio Savoia e il ministro leghista Claudio Zali potrebbe essere "love story"... politica s'intende. L'augurio reciproco di ritrovarsi ad aprile entrambi eletti in governo è andato in scena nel pomeriggio di ieri, sabato, a Bellinzona. Testimoni il centinaio e oltre di partecipanti all'assemblea dei Verdi, convocata per l'approvazione delle liste e la presentazione del programma di legislatura. "Ne approfitto - ha detto Savoia, rivolto al ministro - per salutare e ringraziare il consigliere di Stato. Claudio spero che tu continuerai a fare il buon lavoro che stai facendo, con un Verde in governo per darti una mano a farlo meglio". Applausi calorosi della sala, che evidentemente non è più quella che nell'aprile scorso contestò pesantemente la via imboccata dal coordinatore.
Un auspicio che, garbatamente, il leghista - invitato dai Verdi all'incontro - ha restituito: "Non so bene che cosa dire... Sergio mi ha riempito di complimenti e io ricambio subito... Non avrei preclusioni ad avere un ideologo verde che mi dica come muoversi come ministro, anche dell'ambiente... Oltre a quello ho fatto anche la tassa sul sacco, le antenne, la pianificazione di Valera e un po' di altre cose...". Una "captatio" efficace per raccogliere dei "bravo" verso una presenza definita dallo stesso Zali "un po' bizzarra". Ma, probabilmente, significativa nell'ottica di una manovra a tenaglia che pare studiata per stritolare il terzo incomodo elettorale, Norman Gobbi.
Di sicuro, se dovesse venire eletto, Sergio Savoia, pur andando d'accordo con Zali, non sarà un difensore della collegialità. Lo ha ribadito lui stesso, dopo aver sciorinato il suo pedigree - Michela Delcò Petralli lo ha definito un "animale della politica, l'ariete della squadra" - di candidato che sa cosa vuol dire essere "povero, figlio di operaio e licenziato". Io, ha sottolineato il "conducator" dei Verdi, "non metterò mai la collegialità prima degli impegni presi con voi. Perché collegialità è la scusa che trovano i soliti noti per farsi gli affari loro... Sono da dodici anni in parlamento e so cosa dico quanto parlo di lobby o di soldatini come li ha definiti qualcuno che è venuto a trovarci".
Carinerie a parte, l'assemblea ha anche sancito la riuscita degli innesti dei candidati transfughi da altri partiti. L'applausometro ha avuto un picco per Elisabetta Gianella: "Non si può fare è una delle prime frasi che mi sono sentita dire in politica". Si riferiva allo studio sui padroncini da lei elaborato per il defunto ministro Barra. "Invece - ha ripetuto la ex leghista - sì che si può". Che è lo slogan scelto dai Verdi per la campagna.
Incisivo, mordace, probabilmente alla pari, se non più di Savoia, l'intervento dell'altro candidato forte al Consiglio di Stato, l'ex ppd Franco Denti. Lui di sicuro, se fossero entrambi eletti, con Paolo Beltraminelli non andrà a braccetto: "Per la socialità e la sanità - ha detto il presidente dell'Ordine dei medici - sono stati quattro anni buttati al vento. I balzelli delle casse malati devono finire, le cure per tutti sono un diritto, prima viene la difesa dei pazienti e non gli interessi di Ente ospedaliero, cliniche e governo". Momento finale, per un partito che presenta 49 donne sui 90 in corsa per il legislativo, i candidati al governo che firmano un "contratto" in 7 punti. Mancava Bruno Vespa, ma c'era Tamara Merlo.
 
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